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E.A.S.I. Cup 2024Sport e riabilitazione psichiatrica ed integrazione sociale
Le cure psichiatriche in Europa
L’edizione 2005 della manifestazione sportiva internazionale, che ha
visto anche la partecipazione di una delegazione dell’UOSM 85, è occasione per
fare il punto sul trattamento del disagio psichico all’ estero.
di Giuseppe Della Monica
Per la prima volta coinvolta in una manifestazione di respiro
internazionale, la nostra UOSM ha inviato una delegazione alla terza E.A.S.I.
(European Association For Sports And
Social Integration) Cup, tenutasi dall’ 11al 15 luglio a Linz, Austria. Oltre all’impegno
in gare sportive, l’evento è stato
anche occasione per uno scambio di esperienze con le strutture di salute
mentale di altri paesi
“Cerchiamo di coinvolgere i nostri
pazienti in progetti di lavoro, e troviamo loro spesso anche una sistemazione
abitativa” ci dice Stefan Holzer, psicologo tedesco e presidente dell’ E.A.S.I.
“Quanto alla nostra organizzazione”
continua Holzer “cerchiamo di coinvolgere gli utenti di diverse nazioni in
esperienze piacevoli, che comportano fra l’altro lo scambio reciproco di
esperienze”.
Della situazione in Germania ci parla
specificamente Gunter Skibbe, operatore sociale: “Una volta i pazienti più
gravi erano internati per tre-quattro mesi, poi affidati ai servizi
territoriali. Oggi si tende a ridurre il ricovero nell’ordine di alcune
settimane”.
Anche nella Repubblica Ceca la
situazione è in rapida evoluzione: “Dopo il 1989” ci dice Honzar che ha
un’esperienza di operatore nel settore al suo paese “ con la caduta del Muro si
è avuto un forte sviluppo sia del settore ospedaliero che di quello
comunitario-assistenziale”.
Ed in Gran Bretagna? A rispondere alle
nostre domande sono Trevor Lowe e Colin Godfrey, anch’essi entrambi operatori.
“Da noi il NHS [National Health Service = l’equivalente del nostro Servizio
Sanitario Nazionale – NdR] impone che vengano adottate solo procedure
certificate e testate” dice Colin. E il NHS – chiediamo noi – è un vantaggio od
un’ ostacolo? “Sicuramente è positivo che vengano adottati procedimenti
“sicuri” – replica Mr. Lowe – ma è anche vero che il NHS è sottofinanziato, e
che il dipartimento per la salute mentale è la cenerentola dell’ HNS. Comunque
anche da noi si tende sempre più ad una combinazione di cure psichiatriche e
pratiche di integrazione sociale, malgrado permangano pregiudizi nei confronti
di questo tipo di infermità, e ciò nonostante un intenso lavoro fra la gente,
con i media e le scuole”.
Già, l’aspetto finanziario, forse il
cuore del problema. In Italia, un internato costa allo Stato circa 2.800 euro
alla settimana, In Inghilterra 2.500, in Baviera (in Germania la situazione
varia molto da Stato a Stato) 3.500 (ma in questo caso ci sono anche i costi
dell’assistenza abitativa e lavorativa post-ricovero). Il bello è che
all’estero, per le attività riabilitative, le strutture socio-sanitarie
ricorrono spesso a varie forme di autofinanziamento, mentre qui da noi la
salute mentale riceve il 5% del bilancio della sanità pubblica. E molti, nei
paesi stranieri, sembrano conoscere la nostra situazione. “Certo – conclude
Lowe – con la vostra legge 180 si afferma il principio del miglior trattamento,
ma è anche vero che si risparmiano un sacco di soldi…”.